I semi delle Orchidee sono veramente piccolissimi (qui i semi dell’orchidea spontanea Spiranthes spiralis) e pressoché privi di sostanze nutritive.
La germinazione di tali semi, polverulenti, ha luogo rare volte ed esclusivamente quando si verificano alcuni eventi, tra i quali, il più importante, l’incontro e la convivenza con un microfungo del suolo (simbiosi micorrizica). Questa “infezione” consente al seme di iniziare la germinazione e tentare le successive fasi dello sviluppo.
Gli ovari della Spiranthes spiralis iniziano a ingrossarsi.
Il frutto secco delle orchidee (capsula, con sei setti di deiscenza longitudinali da cui fuoriescono i semi) , può contenere migliaia di semi e ad essi è affidato l’arduo compito della riproduzione per via gamica, o sessuata. La “strada” è difficilissima e anche molto lunga: tralasciando la fase complessa e meravigliosa della fecondazione delle orchidee, sono necessari, mediamente, dai 5 ai 12 anni affinché dal seme si arrivi a una pianta in fiore. La sopravvivenza di queste forme vegetali è alquanto delicata.
La Spiranthes spiralis è una pianta esile, alta al massimo una ventina di cm, e con fiori piccoli, delicati, bianchi o bianco-verdastri, portanti nettare. È l’unica orchidea in Sardegna a fiorire in autunno. Lo scapo infiorescenziale, pubescente, emerge lateralmente alla rosetta fogliare figlia (che è molto aderente al suolo ed è quella presente al momento della fioritura). Tale scapo è generato dalla rosetta dell’anno precedente, le cui foglie sono già rinsecchite e scomparse.
La Spiranthes non è una pianta appariscente e il suo scapo è poco più grosso di un filo d’erba.
Ma se ti avvicini, e le concedi più di una semplice occhiata, scopri quanto è dolcemente sinuosa, elegante e preziosa.
Non ha fiori colorati per farsi amare, ma gira, e ancora gira, e cattura il mio cuore!
Caterina Mattana