Il sole tenue di ottobre accompagna il volo leggero del Picchio muratore. Con un verso stridulo si posa per raccogliere un seme nel becco appuntito e robusto, poi sparisce nel bosco.
Il Picchio muratore è in realtà un passeriforme appartenente alla famiglia Sittidae, ma deve il suo nome a due comportamenti in particolare che lo caratterizzano. Il primo riguarda l’abitudine di incastrare nelle spaccature della corteccia degli alberi noci, ghiande e bacche che apre picchiando col becco (da qui “picchio”). Il secondo aspetto è legato invece alla pratica di adattare alle sue dimensioni il nido, costruito in cavità, restringendo il foro d’entrata con un impasto di fango e saliva (da qui “muratore”).
L’habitat naturale è quello dei boschi di latifoglie, ma talvolta frequenta parchi o giardini con alberi da frutto. Non ama, invece, i boschi di conifere. Avvistabile soprattutto da marzo a ottobre, nei mesi caldi è principalmente insettivoro.
Ottimo arrampicatore, si aiuta con la coda nelle sue corse spiraleggianti, anche a testa ingiù, tra un tronco e l’altro. L’ideale per catturare i suoi movimenti veloci ed ottenere immagini nitide, in questo caso, è scattare a raffica. Se ci troviamo in un capanno da osservazione, di fronte a un posatoio “a portata d’inquadratura”, a circa due o tre metri di distanza, l’attrezzatura fotografica ideale consiste in un obiettivo da 200 o 300mm (anche zoom), nonostante a volte capiti che i soggetti si avvicinino a tal punto da rendere difficile l’inquadratura anche usando un obiettivo con lunghezza focale inferiore. È importante ricordare, come principio alla base della fotografia naturalistica che, soprattutto a distanze ravvicinate, è bene muoversi con cautela per non spaventarli.